Localizzazione della miniera e dell’impianto

Il Granito Rosa di Baveno viene estratto dal Monte Camoscio, sui versanti settentrionale e orientale del Monte Mottarone in località Baveno cittadina sulla sponda occidentale del lago Maggiore.

L’area di estrazione è situata geologicamente nel distretto Ossolano a Sud-Est della linea insubrica, nel settore caratterizzato dal basamento sudalpino della “Serie dei Laghi”, la quale include quattro unità: gli Scisti dei Laghi, la Zona Strona-Ceneri, la Zona Strona Ceneri marginale e i Graniti dei Laghi.

I Graniti dei Laghi, intrusi in età permiana (circa 280 Ma), costituiscono un grande batolite suddiviso in vari plutoni (Valsesserra – Biellese, Alzo – Roccapietra, Quarna, Mottaraone – Baveno – Montorfano)

Il plutone di Mottarone – Baveno, che affiora in un fronte largo circa 3 chilometri e si sviluppa in direzione NE – SW per circa 10 chilometri, è costituito da rocce granodioritiche e granitiche di tipologie di colore diverso che vanno dal rosso al rosa al bianco: il bianco costituisce il colore prevalente e il rosa, da cui deriva il Granito Rosa di Baveno, il secondario.

Breve storia del Granito Rosa Baveno

La storia del Granito Rosa di Baveno, detto in origine migliarolo, è legata alla famiglia Borromeo, che iniziò ad utilizzare il granito esportandolo a Milano, trasportato per mezzo di barconi sul Lago Maggiore, sul Ticino e poi sul Po fino a raggiungere i navigli. Proprio a Milano si realizzarono i primi monumenti come il colonnato del Lazzaretto (1506), la controfacciata del Duomo (1550), la chiesa di S. Fedele (1570), il Seminario maggiore (1572), le logge del palazzo Brera (metà del 1600). Dal XVII secolo si utilizzò il granito rosa per il grandioso piedistallo del San Carlone ad Arona e in molti elementi architettonici nel giardino barocco dell’isola Bella.

In origine il granito venne estratto solo da trovanti, cioè da massi erratici disseminati sul territorio poi fu la volta delle cosiddette “Pradere”, piccole cave di fondovalle. Dal 1823 (concessione comunale di una cava a Giova Battista Galli) iniziano le estrazioni delle cave, ancora con metodi manuali, impiegando fino a 400 scalpellini. Dal 1865, grazie a Nicola Della Casa, le cave di Baveno si ampliarono ulteriormente, le tecniche di estrazione e lavorazione vennero perfezionate e meccanizzate con l’introduzione del taglio a filo elicoidale e la segatura meccanica. Inizia anche l’uso delle prime grandi mine in galleria che culminerà con l’esplosione della grande mina del 1890.

Dal XVIII secolo l’incremento della produzione fa in modo che il Granito Rosa di Baveno sia usato in tutta Italia, ad esempio per le dieci colonne che compongono il portico della facciata della Basilica di San Paolo fuori le Mura a Roma, per la cupola di San Gaudenzio a Novara, per le colonne del Triportico e del Tempio di San Carlo e per le colonne della galleria Vittorio Emanuele a Milano. Dal ‘900 ad oggi è stato utilizzato in importanti realizzazioni come per esempio per le dieci colonne del quadriportico di San Giovanni in Laterano a Roma, per la pavimentazione del Palazzo Reale di Bangkok e per il monumento a Cristoforo Colombo a New York e Chicago. Il Granito Rosa di  Baveno ha trovato uso anche nell’arte scultorea, ad esempio per la scultura di Giò Pomodoro nel Parco di Taino a Varese e nel monumento per le olimpiadi invernali di Pragelato nel 2006.